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FinanziamentoCompressed features and representations for network traffi c analysis incentralised and edge internet architecturesThe COMPACT project aims at creating a new set of tools and methodologies for decreasingthe resource complexity and costs associated with traffi c analysis. The key observation isthat modern traffi c analysis systems are generally based on a feature-based representationof traffi c, rather than on the raw packet-based representation. According to this approach,statistical features are extracted from the captured traffi c and passed as input to machinelearning algorithms trained for the specifi c analysis task to accomplish
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FinanziamentoA Biomass-derived mateRial plAtform for the nose to brain delivery of bioactive compouNdsIl progetto BRAIN mira alla progettazione e realizzazione di una piattaforma versatile di materiali progettati razionalmente applicabili alla somministrazione IN di molecole bioattive. I materiali saranno biosintetizzati e funzionalizzati grazie a metodologie microbiche, biocatalitiche e chimiche già sviluppate e consolidate da UNINA e UNITS nell'ambito del progetto CARDIGAN (MIUR-PRIN 2017). Infine, la validazione sperimentale della piattaforma di delivery IN fornirà la cornice per l'esplorazione del riutilizzo dei composti bioattivi verso campi terapeutici ancora inesplorati.
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FinanziamentoProt. 2022PREBHB - SynMech - A mechanogenetic toolkit to regulate synaptic connectivityMiriamo a sviluppare un toolkit meccanogenetico per regolare la connettività sinaptica dei circuiti neurali, con l'obiettivo finale di far avanzare la terapia per i disturbi cerebrali.
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FinanziamentoProt. 2022Z7PXKW - Graphite for graphene: digging into the diversity of primary degrading microorganismsIl grafene è considerato, nell’ ultimo decennio uno dei nanomateriali più rivoluzionari, venendo infatti impiegato in molteplici campi nello sviluppo di tecnologie e materiali innovativi. Nonostante i materiali a base di grafene (GBM, graphene based material) e i materiali affini al grafene (GRM, graphene related material) presentino numerosi vantaggi, i prodotti che contengono GBM sono soggetti ad usura e rilascino GRM, il cui accumulo in ambiente è indesiderato. La preoccupazione per la presenza di queste nuove sostanze ha fatto sorgere la necessità di indagare se GBM e GRM possano influenzare gli organismi viventi e la salute umana. Nonostante questa problemantica sia rilevante, e lo sia anche lo scopo più generale di predire il destino ambientale dei GBM negli ambienti terrestri, fino ad oggi pochi studi hanno investigato le dinamiche ambientali del grafene e se organismi decompositori, come ad esempio funghi e batteri saprofiti, siano in grado di degradare i GRM. Una potenziale matrice ambientale dove questi decompositori primari potrebbero trovarsi in gran numero sono i siti di miniera di grafite, essendo la grafite la forma allotropica del carbonio da cui il grafene può essere ottenuto. In tal senso, questo progetto seguirà un approccio che va dal generale al particolare (botto-up), partendo dall’analisi in vivo della diversità microbica associata alla grafite per poi focalizzarsi sulla capacità di tale comunità microbica di degradare i GRM per mezzo di esperimenti mirati in vitro. Tre siti caratterizzate da suoli e rocce ricchi di grafite, e tre siti nelle vicinanze di queste ultime privi di grafite saranno selezionate per il campionamento. Le carote di suolo e le rocce prelevate da questi siti saranno sia analizzate allo scopo di stabilirne le caratteristiche chimico-fisiche, sia utilizzate per l’estrazione di DNA ambientale e l’isolamento in coltura di funghi e batteri. Il DNA ambientale verrà utilizzato per i) approccio di metabarcoding (sequenziamento di ampliconi), al fine di investigare la diversità tassonomica di funghi e batteri, e ii) analisi del metagenoma, al fine di comprendere la diversità funzionale (ricostruendo le pathways metaboliche) dell’intera comunità, sia in presenza di grafite, che in sua assenza. Per consentire il passaggio dall’approccio -omico a sistemi più semplici nei quali testare direttamente le ipotesi di partenza, si procederà anche all’isolamento di colture axeniche di batteri e funghi dalle medesime matrici di suolo usate per le altre analisi. I microrganismi isolati saranno identificati, e almeno tre taxa di funghi e batteri verrano testati in esperimenti in vitro (incubandoli con FLG) al fine di indagare la loro capacità di alterare chimicamente o degradare GRM. I taxa per i quali sarà rilevata una capacità di degradare GRM saranno candidati adatti per ricerche future che abbiano lo scopo di verificare la loro attività enzimatica e la loro capacità di biodegradazione di differenti GBM. La scoperta di microrganismi che sono naturalmente in grado di degradare il grafene (essendo stati isolati da substrati ricchi di grafite) permetterebbe quindi il loro uso come biodegradatori di sostanze come i GRM, che si accumuleranno inevitabilmente in ambiente per via del loro uso massivo.
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FinanziamentoInALC - Investigating African Languages and CulturesInALC - Investigating African Languages and Cultures mira allo studio e alla documentazione di un gruppo selezionato di lingue, letterature e culture dell'Africa subsahariana. È infatti sotto gli occhi di tutti che le lingue minoritarie, non scritte e trasmesse oralmente rischiano di scomparire entro la fine di questo secolo. Già nel 1991, alla conferenza della Linguistic Society of America, il Prof. Michael Krauss fece un accorato appello ai suoi colleghi invitandoli a dedicare le loro ricerche alla documentazione delle lingue in pericolo per evitare che la linguistica passasse alla storia come l'unica scienza che aveva assistito inerme alla scomparsa del 90% del suo stesso campo di studio. Nell'Africa subsahariana, dove la rapidità dei cambiamenti sociali e climatici porta spesso a tensioni civili e politiche, siccità e carestie, spingendo milioni di persone ad abbandonare le loro terre, culture e lingue in cerca di migliori condizioni di vita, il trend negativo non fa che impennarsi sempre più anno dopo anno. Questo progetto, composto da tre unità operative, ovvero l'Università di Trieste (PI), l'Università di Torino e l'Università di Napoli "L'Orientale", ha dunque il duplice scopo di lavorare alla documentazione e alla descrizione di lingue endangered poco o nulla documentate e di creare, attraverso un'opportuna opera di divulgazione, maggior consapevolezza sul problema della perdita del patrimonio linguistico e culturale del continente africano. A causa di possibili impedimenti legati alla pandemia da COVID19 ancora in corso, le nostre ricerche saranno dedicate principalmente all'analisi di materiali e registrazioni audio già raccolti negli anni precedenti, lasciando comunque aperta la possibilità di svolgere anche alcune missioni sul terreno o di lavorare con interlocutori a distanza usufruendo delle tecnologie di webmeeting. Tra gli altri materiali inediti da considerare, molto importanti saranno quelli conservati negli archivi e nelle collezioni delle società missionarie e delle amministrazioni coloniali. Le varietà linguistiche oggetto di indagine saranno sicuramente l'Ogiek (lingua Kalenjin - Nilo-Sahariana del Kenya) e alle varianti Dullay settentrionali e Khonsoid parlate nel sud-ovest dell'Etiopia. Inoltre si fornirà una catalogazione completa e un primo studio di alcuni dei manoscritti della Società delle Missioni Africane, dei Padri Bainchi, dei Gesuiti e dei Padri della Consolata che hanno accettato con entusiasmo di aprire i loro archivi ai ricercatori. La prima missione informale nella casa della Società delle Missioni Africane ha identificato già circa 100 manoscritti (tra cui figurano quaderni di appunti, diari, disegni) relativi a 60 lingue dell'Africa occidentale, alcune dei quali particolarmente preziosi per gli studi comparativi perché abbastanza professionali nella loro realizzazione, nonostante l'uso di categorie grammaticali occidentali, per lo più assenti nelle lingue africane (alcuni pochi esempi: la categoria di genere nei nomi o, le categorie di participio presente o passato nell'analisi dei verbi e simili). Tutte queste 60 lingue, ad eccezione del Ngas e dell'Hausa che appartengono alla famiglia afroasiatica, sono afferenti al phylum Niger-Congo A e sono parlate in regioni dove i missionari SMA ancora oggi hanno attività e basi logistiche che potranno essere utili nel caso di missioni di verifica dei dati sul terreno. L'Unità di Trieste si occuperà della lingua Ogiek e dei materiali della Società delle Missioni Africane e dei Padri Bianchi, mentre l'Unità di Torino avrà in carico la descrizione delle lingue dell'Etiopia e gli archivi dei Padri della Consolata e dei Gesuiti. L'unità napoletana si occuperà invece della documentazione, dello studio e della conservazione di una parte significativa del patrimonio culturale del passato eritreo ed etiope, custodito da archivi e biblioteche in Italia e da istituzioni ecclesiastiche in Etiopia. Per quanto riguarda le istituzioni culturali italiane, lo scopo della ricerca è quello di portare alla luce e conservare una sezione importante del patrimonio nazionale, rappresentata dalle raccolte di dati linguistici riportati da viaggiatori, esploratori, missionari e funzionari dell'amministrazione coloniale conservati nelle seguenti collezioni principali: 1) Roma, Biblioteca Nazionale Centrale (Fondo Sapeto) 2) Roma, biblioteca della Società Geografica Italiana (Fondo Léon des Avanchères) 3) Bologna, biblioteca del Dipartimento di Storia culturale (Fondo Ellero) Molto recentemente, è stato scoperto che anche la Biblioteca Nazionale di Napoli ospita un'altra importante collezione di materiale linguistico, il Fondo Luigi Fusella. Allo stesso modo, la biblioteca del Dipartimento Asia Africa e Mediterraneo, sempre a Napoli, conserva una mole di materiale molto interessante, il Fondo Lanfranco Ricci. Entrambi sono completamente intatti. Tutto questo materiale offre un'antica e ricca documentazione su diverse lingue eritree ed etiopi, in particolare Gǝ'ǝz, Tigrino, Amarico e Oromo. Infine, le tre unità saranno tutte impegnate nella selezione di oggetti etnografici, manoscritti, registrazioni audio e video, così come fotografie storiche ed altri documenti iconografici, per la creazione di una mostra iconografica. L'obiettivo è quello di arrivare a proporre tale mostra, accompagnata da presentazioni dei membri delle tre unità di ricerca, agli studenti di altri atenei e di scuole superiori, nella speranza che ciò possa contribuire a stimolare un atteggiamento più accogliente verso gli immigrati di prima e seconda generazione. I materiali della mostra sterebbero poi archiviati come installazione virtuale su una pagina web dedicata al progetto. La collaborazione tra le tre unità di ricerca è già stata sperimentata con successo nel nostro precedente progetto comune: il FIRB 2012 "ATrA". La diffusione dei risultati sarà realizzata attraverso diversi canali: a) la presentazione di specifici casi di studio in convegni internazionali; b) la sottomissione di articoli scientifici a riviste internazionali; c) l'organizzazione di almeno due incontri interni ogni anno - per promuovere lo scambio scientifico tra noi e offrire ai nostri studenti la possibilità di assistere al processo di produzione scientifica in fieri - ; d) l'organizzazione di un congresso internazionale di chiusura con la presentazione della mostra iconografica; e) la creazione di una pagina web dedicata; f) l'organizzazione di un tour di presentazione della mostra iconografica nelle università e scuole che ne faranno richiesta. Ogni unità si avvarrebbe della collaborazione di un assegnista durante il secondo anno di attività, il cui compito sarebbe quello di aiutare nella selezione dei materiali per la mostra e di occuparsi dei pannelli informativi. Per questo, almeno per quanto riguarda l'unità di Trieste, l'assegnasti dovrà avere competenza nell'ambito dell'etnolinguistica e dell'antropologia.