Il contributo prende spunto da un caso studio che ha interessato la Regione Friuli-Venezia Giulia, avente come oggetto la realizzazione di un polo siderurgico di ultima generazione da parte di una joint venture italo-ucraina, nei pressi di un’area protetta, la laguna di Marano e Grado, formalmente designata come Zona Speciale di Conservazione (ZSC) ai sensi della direttiva dell’Unione Europea (UE) habitat e Zona di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della direttiva uccelli. L’articolo vuole far luce sul bilanciamento tra la libertà di iniziativa economica, con particolare riferimento all’autorizzazione di investimenti esteri nell’ambito di progetti di rilevante interesse pubblico, e la tutela ambientale, più precisamente la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi. Dopo una breve ricostruzione del caso studio (1), viene analizzato il quadro normativo e dell’UE relativo alla tutela della biodiversità, per valutare se sia contemplata la possibilità di deroghe per investimenti c.d. strategici (2), per poi considerare eventuali obblighi derivanti dalle norme di democrazia ambientale, tutela dei diritti umani e, infine, protezione degli investimenti esteri (3).