Nella prima sezione dell'articolo viene elaborata una definizione articolata del concetto di istituzione, partendo dai canoni della scuola italiana di scienza politica. Nella seconda sezione, il grado di effettività delle istituzioni internazionali è stato valutato. Nell’arena militare delle relazioni internazionali, le istituzioni contano molto poco, e gli stati fanno la guerra quando vogliono. Le istituzioni sono servite però a gestire il come, evitando cioè che siano usate armi di distruzione di massa, come quelle nucleari, chimiche e biologiche. Nell’arena economica, si è riusciti a regolamentare in modo abbastanza efficace il comportamento di tutti i governi nel commercio internazionale e dei paesi con un alto debito estero, ma non degli attori privati, come le imprese multinazionali e le banche transnazionali. Il regime sui diritti umani è ineffettivo, e non riesce a limitare le violazioni dei diritti umani interne ai vari stati. Invece, il Tribunale Penale Internazionale è riuscito perlomeno a perseguire i più importanti criminali di guerra, e cioè coloro che hanno compiuto efferati omicidi di massa durante le guerre, ma solo dei paesi che sono stati sconfitti e i cui leader sono stati catturati. Il protocollo di Kyoto è stato ideato in modo incoerente, per facilitarne un’adesione estesa. Il motivo di tale contradizione è il terzomondismo dei governi europei, che hanno preferito far adottare soglie facoltative ai paesi in via di sviluppo, ma il paese che più inquina (gli Usa) si è tirato indietro. Forse, si potrebbe rendere il regime paritetico, abbassando l’asticella della riduzione delle sostanze inquinanti, ma obbligando tutti gli stati a rispettarla.