Le province che costituiscono il Friuli Venezia Giulia entrano a far parte dell’Italia in tempi distinti. I territori di Udine e Pordenone vennero annessi nel 1866, quelli di Gorizia e Trieste dopo il 1918, ma la definizione dei confini internazionali arrivò più tardi, soltanto nel 1975. L’odierna area regionale, da sempre elemento unitario per i geografi, contiene comunità con identità distinte e rappresenta un punto di collegamento tra diverse culture che, durante il secolo e mezzo di appartenenza all’Italia, caratterizzarono i diversi approcci nel rapporto tra le “piccole patrie” e il resto del Paese. Fino alla prima guerra lo sviluppo dell’intero Friuli fu finalizzato a costruire le condizioni per diventare parte integrante dell’Italia e la comunità si mosse unita in questa direzione. L’allargamento dei confini dopo il 1918 fece venir meno la condizione di frontiera e modificò i rapporti tra condizione locale e realtà nazionale. L’annessione della Venezia Giulia e soprattutto della città di Trieste produsse una contrapposizione interna, che si sviluppò lungo il corso del Novecento e che si attenuò soltanto con il crollo del blocco socialista e l‘allargamento dell’Unione Europea.