Nel 1959 Richard Feynman, uno dei fisici più celebri di tutti i tempi, tenne al California Institute of Technology una famosa lezione, dal titolo “C’è un sacco di spazio giù in fondo”, attraverso la quale pose le basi per quello che in seguito sarebbe divenuto il campo delle nanotecnologie. Alcune delle sue intuizioni visionarie furono poste in futuro, col suo stile tipico, arguto e irridente, come sfide pratiche destinate a chiunque volesse raccoglierle. A 60 anni di distanza, cercheremo di esaminare come si sia sviluppato il campo delle nanotecnologie, al punto che studiare e manipolare la materia sulla scala delle dimensioni tipiche degli atomi è divenuta oggi una solida realtà.
Relatore
<b>Giovanni Comelli</b> è docente di Fisica della materia e direttore del Dipartimento di Fisica presso l’Università di Trieste. Si occupa della preparazione e caratterizzazione sperimentale di superfici nanostrutturate di materiali, utilizzando varie tecniche complementari di indagine, sia con l’ausilio di luce di sincrotrone che con strumenti convenzionali di laboratorio. Ha realizzato campagne di misura in diversi laboratori di ricerca a livello internazionale e pubblicato oltre duecento articoli scientifici su riviste del campo.