Il presente elaborato si propone di analizzare la scrittura di Federigo Tozzi nei suoi aspetti
microstrutturali, al fine di evidenziare le peculiarità formali adottate per esprimere un contenuto psicologico ancora
privo di definizione. Muovendo dall’imperante necessità di assimilare la vita tramite la sua trasposizione scritta, ci
si confronterà con due scritti giovanili che corrispondono a un primo tentativo di analisi interiore: si vedrà in che
modo l’autore restituisce sulla carta la percezione che egli ha di sé stesso e degli altri traducendola in una prosa da
un lato franta, priva di definizione formale, che evoca la ritmicità della scrittura aforistica e, per alcuni tratti, lo stile
di quella diaristica (Barche capovolte); dall’altro lato irregolare, emotiva, “primitiva”, ricca di immagini e suggestioni
legate da uno stesso filo rosso (Bestie). Proprio la comprensione di questi inizi permette di inseguire con
consapevolezza gli sviluppi della narrazione tozziana, che si risolve sempre coerentemente in una «seriazione di
microeventi che spezza l’interrelazione del reale» (Mengaldo 2002).