Nell’ambito delle trattazioni <em>de nomine</em>, una delle principali distinzioni operate dai grammatici latini è quella tra <em>nomina corporalia</em> e <em>nomina incorporalia</em>. I primi, secondo le definizioni standard delle <em>artes grammaticae</em>, sono i nomi che designano oggetti ‘tangibili’; i secondi, di converso, designano entità che non si possono vedere né toccare. Il presente intervento si propone di illustrare i lineamenti generali della teoria antica su nomi concreti e nomi astratti, con particolare attenzione alla terminologia impiegata, riflettendo sui testi più noti della grammatica latina (ad es. Quintiliano, Donato, Carisio, Prisciano) e sui loro epigoni o commentatori fino alla tarda antichità.