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Litus ama: linguaggio e potere nella regata virgiliana

DELVIGO, Maria Luisa
2001
  • journal article

Periodico
MATERIALI E DISCUSSIONI PER L'ANALISI DEI TESTI CLASSICI
Abstract
All'interno della regata virgiliana, l'episodio della mancata intesa tra il comandante Gia, che ordina una manovra spericolata che porti la nave a sfiorare gli scogli, e il suo pilota Menete, che tiene invece una rotta prudente, favorendo così il sorpasso da parte di Cloanto che otterrà la prima posizione, si configura come esempio dei modelli di esercizio di potere che Virgilio ha voluto trasporre nell'ambito della gara sportiva. Dopo l'analisi dei rapporti con il modello omerico (la corsa dei carri) e l'esame accurato dello svolgimento della gara e dei personaggi che vi partecipano, emerge chiaramente la figura di Mnesteo come quella del buon comandante (un "minor Aeneas", secondo Putnam). I comandanti-vincitori (Mnesteo e Cloanto) riproducono dunque i tratti che Enea riassume in sé (principalmente virtus e pietas strettamente congiunte), i perdenti si propongono in qualche modo come figure antitetiche all'eroe virgiliano.
Archivio
http://hdl.handle.net/11390/669706
Diritti
closed access
Soggetti
  • regata virgiliana

  • Omero

  • virtù del buon coman...

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