Leggere la violenza potrebbe essere considerato come un gesto superfluo o addirittura inutile: la violenza si mostra, può essere considerata in quanto tale solo nel momento in cui si manifesta nella sua esplicazione e nei suoi effetti. La violenza, intesa come uso della forza fisica per fare del male all’altro, sembra essere l’evento per eccellenza, quello che non può passare inosservato, quello che non abbiamo bisogno di saper leggere, in quanto autoevidente, in quanto dato di fatto. Il gesto violento afferma se stesso nel momento in cui avviene. Eppure la definizione stessa di ciò che viene considerato come violenza non è così univoca, la sua condanna e la sua legittimazione si articolano fra loro in una dinamica complessa in cui entrano in gioco le rappresentazioni e i discorsi sulla violenza stessa. Per questo diventa fondamentale riflettere sulle cornici teoriche, sul lessico critico e sulle pratiche di lettura che adottiamo di volta in volta nei confrontio della violenza e delle sue definizioni.