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BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA. VOLUME SPECIALE
Abstract
Il Simposio «Geologia e Vino» – sessione tematica
«Terroir: la connessione fra la geologia e il vino» tenuto
durante il 32° Congresso Geologico Internazionale nel
2004, organizzato da Augusto Biancotti, Maria Bianca
Cita e Laurence D. Meinert e sponsorizzato dalla International
Association of Geomorphology, ha costituito la
prima sessione scientifica internazionale svolta in Italia
che ha dimostrato il contributo che le Scienze della Terra
possono dare al mondo del vino. Il suo successo scientifico
(36 lavori presentati come comunicazioni orali e posters,
una affollata e allegra sessione di assaggio e una
riuscitissima escursione post-congresso attraverso l’Italia
centrale) ha fatto molto colpo sui media italiani e internazionali
che hanno divulgato i lavori sia a livello locale
che nazionale. Diversi articoli sui quotidiani e servizi radiofonici
e televisivi hanno informato il pubblico sui dettagli
dell’evento. Questa è stata una dimostrazione tangibile
dell’interesse che i produttori e i consumatori hanno
per gli studi ambientali sulle «terre da vino».
Il vino è un prodotto di qualità che induce il consumatore
a pensare – è un bene voluttuario e, al tempo stesso,
un’eredità culturale. È stato dimostrato che circa due
terzi del successo di un grande vino possono essere attribuiti
a «valori non materiali» che il vino trasmette al consumatore.
I valori non materiali sono la fiducia del consumatore
nel produttore e nel distributore, la conoscenza
della tradizione, della competenza e della passione che
animano il coltivatore, la memoria di un’immagine di vigneti
nel loro ambiente naturale, trasmesso da un sorso
di vino. Sotto questa luce, la grande variabilità degli ambienti
dove si pratica la viticoltura, anziché essere vista
soltanto come un vincolo per la produzione di un tipo di
vino facilmente riconoscibile nel mondo intero, oppure
come un ostacolo per l’applicazione di un’agricoltura industrializzata,
deve essere considerata come un’opportunità
per incrementare la peculiarità di un territorio. Infatti,
le singolarità degli elementi legati alla terra e la loro
influenza sul prodotto e sulla sua qualità, quando siano
conosciuti e gestiti in modo appropriato, rendono «esclusiva
» una caratteristica dell’area vitata. Questo produce
nel consumatore la consapevolezza che ciò che egli beve è
il frutto di uno specifico «terroir», un’unica, esclusiva
combinazione di caratteri fisici naturali e di abilità umane.
Questa consapevolezza aggiunge un valore non materiale
al vino e favorisce il riconoscimento pubblico della
«vocazione» di un dato territorio.
Le esperienze positive di gestione del territorio applicate
alla viticoltura hanno attirato l’attenzione su altri
prodotti speciali come l’olio di oliva, frutta, verdura, tartufi
e foraggio per la produzione di latte e formaggio. In
una prospettiva allargata, lo scienziato che si occupa di
Scienze della Terra può giocare un ruolo importante nel
sintonizzare il vino ed altri sistemi di prodotti agricoli di
qualità verso una migliore sostenibilità economica, ambientale
e paesaggistica. Vi sono numerosi esempi di attività
svolte da geologi, da soli o in cooperazione con altri
specialisti: essi trattano elaborazioni climatiche, rilievi
geologici, geomorfologici, pedologici e mappature tematiche
a diverse scale, possibilmente con valutazione e zonazione
del territorio. Consigliano ai coltivatori, prima di
iniziare le piantagioni, sui rischi geomorfologici, la scelta
dei campi da mettere sotto coltura, l’intensità del livellamento
e rimodellamento dei pendii, la costruzione di sistemi
di drenaggio, l’impatto sulla bellezza, sui valori culturali
e tradizionali del paesaggio. L’archeologia considera
le vie storiche e culturali del commercio, l’uso del vino
nelle civiltà precedenti alla nostra (Egiziana, Ebraica,
Greca, Romana e Asiatica).
La presente pubblicazione raccoglie 22 lavori, scelti
tra quelli presentati alla Sessione «Geologia e Vini» del
32° IGC, e un breve rapporto sull’escursione post-Congresso
guidata da Roberto Colacicchi. Uno dei principali
punti di forza del settore scientifico che si interessa della
geologia del vino è il carattere inter- e multidisciplinare
degli studi; perciò non è stato facile raggruppare i lavori
presentati e sottoposti a revisione critica da parte degli
esperti. In ogni caso, allo scopo di aiutare il lettore a
comprendere il punto focale dei lavori e di indicargli una
traccia da seguire in questo volume, per fare un lungo
viaggio fra i diversi vigneti, l’arte di fare il vino e il controllo
delle piantagioni, gli articoli sono stati attribuiti ai
seguenti temi, secondo la scala della ricerca e le discipline
interessate:
i) Geomorfologia e geologia generale di alcune tipiche
regioni viticole;
ii) Geologia specifica di territori vitati;
iii) Terroirs e zonazione vitivinicola;
iv) Erosione del suolo e conservazione dei vigneti;
v) Climatologia e viticoltura;
vi) Geochimica dei suoli;
vii) Altri prodotti di qualità.
Gli studi raggruppati nel primo tema trattano dell’influenza
della geologia e della geomorfologia nell’assetto di
alcune tipiche regioni viticole dell’Argentina, di alcune
parti delle Alpi (Valchiavenna e anfiteatro morenico del
Garda) e dell’Appennino (aree di produzione del Verdicchio
nella Regione Marche).
L’influenza specifica della geologia sui vigneti è trattata
per la Franconia (Germania), i terroirs dei vini di
Bordeaux e Cognac (Francia), Val d’Isarco, Valtellina e
Val d’Aosta (nord Italia) e Cinque Terre (aree costiere della
Liguria Orientale).
Esperienze di zonazione territoriale basate sulla natura
dei suoli e sul clima, oltre che su fattori geologici e
geomorfologici, rappresentano l’argomento dei lavori
sull’area di produzione del Franciacorta (Lombardia), del
Soave (Veneto), dei vini Sangiovese in Provincia di Siena
(Toscana) e dell’Aglianico del Vulture (Basilicata).
I quattro lavori della sezione successiva illustrano fenomeni
di erosione del suolo e di problemi di conservazione,
che sono spesso provocati dalla coltivazione dei vigneti, in
Borgogna (Francia), nell’area di produzione del Nebbiolo
(Piemonte), in Toscana e nelle Marche.
Un rapporto fra clima e vino è considerato significativo
per due terroirs delle Alpi italiane: la Val di Susa, in
Piemonte, e la media Val d’Adige, in Trentino.
Due lavori che trattano l’uno la geochimica dei suoli
nell’isola vulcanica di Pantelleria (Sicilia) e i rapporti tra
geologia, geomorfologia, pedologia e produzione di tartufi
chiudono la schiera dei lavori scientifici.
I membri del comitato editoriale sentono l’obbligo di
ringraziare sentitamente per il prezioso aiuto di revisione
critica dei manoscritti le seguenti persone (elencate in ordine
alfabetico):
Paolo Bazzoffi (Firenze),
Severino Belloni (Milano),
Riccardo Bersezio (Milano),
Augusto Biancotti (Torino),
Federico Cazorzi (Udine),
Sergio Chiesa (Bergamo),
Roberto Colacicchi (Perugia),
Mauro Cremaschi (Milano),
Mario Fregoni (Piacenza),
Walter Freudenberger (München, Germany),
Donn S. Gorsline (Los Angeles, USA),
Silvana Martin (Como),
Claudia Meisina (Pavia),
Mario Panizza (Modena),
Giuliano Rodolfi (Firenze),
K.J., Sabel (Wiebaden, Germany),
Attilio Scienza (Milano),
Fiorenzo Ugolini (Firenze),
Mario Vanossi (Pavia),
Giorgio Zanzucchi (Parma).
Ringraziano inoltre tutte le Istituzioni, gli Organismi e
le Associazioni che gentilmente hanno acconsentito la
pubblicazione delle illustrazioni nei vari articoli e che hanno
fornito informazioni sui vari vigneti e sulle tradizioni.
Ringraziano infine nel modo più vivo la Società Geologica
Italiana e in modo particolare il suo Presidente
Umberto Crescenti per avere prontamente accolto la richiesta
di pubblicare in un numero speciale della ultracentenaria
gloriosa rivista «Bollettino della Società Geologica
Italiana» i risultati del Simposio, nonché il nuovo
Presidente Forese Carlo Wezel per aver portato avanti
l’iniziativa fino alla sua conclusione nel 2006.
Dedichiamo questo volume ad Augusto Biancotti, che
– a causa della grave malattia di cui soffriva – non potè
partecipare al Congresso di Firenze nell’agosto 2004 e che
morì nel settembre 2005, dopo averci presentato un manoscritto
e averne rivisti criticamente altri due.
Ringraziamo il prof. Roberto Malaroda – già presidente
della Società Geologica Italiana e «mentore» di Augusto
Biancotti – per avere scritto di lui.
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