La complessa e problematica diffusione spaziale del fenomeno liquido land grabbing offre agli Autori l’occasione non soltanto per indicare l’itinerario scientifico con cui è possibile superare la difficoltà di conoscere i luoghi da cui partono e quelli in cui si consuma il processo di accaparramento delle terre, ma anche l’opportunità di riflettere sulla funzione epistemologica della cartografia. L’articolo spiega infatti perché le rappresentazioni tematiche sono utili, oltre che a palesare visivamente la distribuzione dei fenomeni esaminati, anche a spingere le indagini verso l’interpretazione dei loro significati più nascosti. Dietro gran parte delle negoziazioni per l’acquisizione delle terre si celano infatti rapporti compositi che vedono protagonisti gruppi economici e finanziari di Stati, imprese e società, mossi da interessi declinati alla crescita finanziaria piuttosto che allo sviluppo economico sostenibile. Pochi, incompleti e talora discordanti sono i dati quantitativi del fenomeno che gli Autori, dopo un’attenta analisi ed elaborazione critica, hanno georeferito. Le rappresentazioni cartografiche che ne sono scaturite hanno delineato il complesso e caleidoscopico mondo del land grabbing che a scala mondiale disegna non solo le scontate direttrici di matrice colonialista Nord-Sud, ma anche quelle di nuova generazione Sud-Sud, Nord-Nord e Sud-Nord. Le vecchie e nuove traiettorie confermano che il fenomeno dell’accaparramento delle terre si è ormai globalizzato coinvolgendo, con ruoli e funzioni diverse, la gran parte dei paesi del mondo e disegnando una nuova geografia, dove i confini tra paesi predati e predatori sono meno netti e più liquidi e dove la linea di demarcazione, che un tempo poteva corrispondere a quella dell’equatore geografico, è venuta a mancare in quanto alcuni paesi preda sono al tempo stesso anche predatori. L’emersione di questi nuovi flussi impone di fare chiarezza su alcune indicazioni contradditorie delle politiche agricole internazionali in particolare quelle farisaicamente preoccupate di produrre biocarburanti estendendo le colture no food e scarsamente attente agli appetiti speculativi del land grabbing che sottraggono risorse vitali alle popolazioni rurali costringendole ad abbandonare le loro terre e ad emigrare.