La convivenza forzata - durante il lockdown - entro ambienti ristretti, con l’obbligo di ricavare adeguati spazi di lavoro, di svago e di studio per tutti i membri della famiglia, ha messo in luce i limiti di un modello abitativo tutto proiettato verso l’esterno. Questa esperienza ci ha costretto a guardarci allo specchio. E a prendere consapevolezza del fatto che ci eravamo dimenticati di valorizzare adeguatamente la casa, ossia lo spazio abitativo dedicato alla cura di sé, alla rigenerazione delle energie personali, allo sviluppo della vita interiore.
Quali indicazioni ci lascia questa esperienza? Quali linee di sviluppo possiamo ipotizzare per il futuro prossimo dell’abitare? Come interpretare l’imperativo del “distanziamento sociale”, senza perdere il valore dell’incontro e il piacere dell’intimità? Alcuni percorsi cominciano a delinearsi.