Dopo aver sottolineato il declino del paradigma "padronale" nel rapporto fra uomo e natura, l'articolo invita a superare rapidamente le vecchie categorie (e i connessi stereotipi) della separazione fra i cosiddetti "regni naturali", e in particolare fra il mondo vegetale e il mondo animale,
invitando a ripensare di conseguenza in termini giuridici il continuum della natura come premessa per sviluppare un nuovo ordine normativo. Il riposizionamento che si impone oggi richiede una rappresentazione rafforzata degli interessi e dei diritti della natura.
In questo senso è possibile delineare una precisa soggettività giuridica dei corpi vegetali facendo uso delle stesse tecniche a cui da secoli i giuristi ricorrono per dare riconoscimento, perennità e valore, oltre che alla persona umana, ai beni ritenuti di particolare importanza.