Il contributo si sofferma sulla vita culturale della Firenze a cavaliere di metà Cinquecento, soggetta a un controllo culturale sempre più rigido da parte del potere mediceo, in cui si assiste al consolidamento del modello linguistico e stilistico petrarchesco, pur tra resistenze e polemiche: che si accendono, in particolare, sulla soluzione proposta dal Bembo. Affermazione e reazione trovano il loro luogo deputato nell’Accademia Fiorentina, braccio operativo della volontà recuperare al volgare cittadino l’antico primato. Al centro dell'interesse stanno le discussioni che a margine dell'esercizio poetico e della pratica figurativa e artistica si animarono durante la reggenza di due consoli dell’Accademia, l’ottavo e il nono, Nicolò Martelli e Benedetto Varchi.