Lo sviluppo dell’edilizia residenziale in Unione Sovietica è stato caratterizzato da un processo per fasi, che ha seguito quello di industrializzazione forzata del Paese, nel quale le tecniche sono sempre state condizionate dalla politica. Tale sviluppo ha visto l’introduzione progressiva della prefabbricazione, individuata quale strumento preferenziale per il raggiungimento degli obbiettivi quantitativi e politici del Piano, e unico mezzo tecnico per risolvere le problematiche russe produttive e di cantiere.
Un passaggio significativo è stato quello che ha visto la progressiva sostituzione – tra gli anni ’40 e ’50 – del telaio strutturale ad elementi prefabbricati con struttura a pannelli bidimensionali portanti, realizzati in cemento armato. Questo passaggio è particolarmente interessante perché avvenne all’interno dell’indirizzo classicista che caratterizzò il realismo socialista promosso da Stalin a partire dalla seconda metà degli anni ’30. L’omologazione stilistica dell’architettura sovietica degli anni ’40 e ’50 non impedì infatti una costante ricerca di nuove soluzioni tecnologiche, preziose testimoni della graduale evoluzione verso il progetto ‘scientifico’ che caratterizzerà lo sviluppo il nuovo Piano dell’edilizia residenziale di massa sovietica, promosso da Khrushov a partire dal 1954.
Il contributo, muovendosi nell’ambito della Storia della Costruzione, vuole evidenziare attraverso le tappe più significative di tale ricerca, promossa all’interno dell’Accademia di Architettura dell’Unione Sovietica a partire dal 1946. La progressiva apertura degli archivi della Federazione Russa e un’analisi critica della documentazione tecnica dell’epoca hanno consentito l’individuazione di alcuni importanti casi studio che segnano le tappe più significative del passaggio dal telaio al pannello in cemento armato, e che hanno gettato le basi per i successivi sviluppi sia in Unione Sovietica che nei paesi satelliti.