Il contributo mette in luce alcuni aspetti ‘letterari’ e stilistici nel 'Mito absburgico' di Claudio Magris, (aggettivazione ossimorica, uso della citazione, genesi del testo), individua quindi l’operazione poetologica per cui attraverso la figura di Scipio Slataper il germanista si costruisce il suo non luogo di saggista-scrittore, e si conclude con alcune osservazioni sul crescente disimpegno dell'autore da una scrittura accademica a favore dell’invenzione dell’io narrante narratore-filologo di 'Danubio' che ormai si auto-redime dalla dannazione bibliografica.