In un suo intervento ne «La Critica», Benedetto Croce sostiene che il lavoro dell’attore consiste nella creazione di un’opera
d’arte che si distanzia, un poco o molto, dal suo originale. Tale opera è però fugace, destinata a quanti l’abbiano vista
realizzarsi sul palcoscenico: poche le «faville», che si fissano nella memoria e nella pagina di chi assiste in sala. Per il critico,
tra le poche testimonianze autentiche dell’arte di Eleonora Duse vi sono alcune poesie della Contessa Lara, che la fissò nei
versi scritti per il «Corriere di Roma» del 25 dicembre 1885. Il contributo intende dare una prima verifica di tale intuizione,
analizzando il sonetto ispirato dall’interpretazione dusiana della Femme de Claude, per far emergere quei gesti, quegli
sguardi, quegli atteggiamenti, che la poetessa colse come la nota particolare impressa da Eleonora a un controverso personaggio
femminile.