Questo testo ricostruisce la biografia di Marcello Piacentini, uno dei protagonisti in assoluto di cinquant’anni di architettura italiana dello scorso secolo. Esso ripercorre le vicende personali, la vita professionale, l’attività culturale dell’architetto e intreccia questi dati con gli eventi storici e politici, lungo un arco di tempo che va dai primi anni del secolo agli anni Sessanta del Novecento. Ciò che emerge è un non comune intreccio di relazioni di potere intessute da Piacentini con le principali figure del mondo politico, economico, culturale e religioso. Queste relazioni sono coltivate già prima del fascismo e continuano anche dopo la caduta del regime. Ma hanno certamente il loro apice durante i governi di Mussolini. Fin da subito l’architetto si pone al servizio del capo del Governo, partecipa attivamente con le sue opere dapprima alla politica del consenso e poi al processo di totalitarizzazione della società. Soprattutto negli anni Trenta, occupando numerosi posti di potere, Piacentini è il regista di un’azione articolata ed estesa a scala nazionale, che si sviluppa su più fronti - professione, insegnamento, pubblicistica - e che mira a promuovere un indirizzo stilistico unitario, che vuole essere espressione dell’architettura della nazione.