Il presente articolo analizza il film "La Folla" di King Vidor, in cui la descrizione di un “uomo medio” a New York nei Roaring Twenties, con le sue ambizioni e il suo mondo interiore, si scontra drammaticamente con l’anonimato imposto e il disagio sociale. Le grandi masse urbane configurano la coreografia di una società omologata, in cui l'individuo è solo un numero tra i mille volti chiusi negli ascensori o negli uffici (“l’alveare dell’azienda”). Suo malgrado, il protagonista del film, solitario e individualista, in realtà è parte della dimensione corale di una comunità metropolitana.