In questo contributo si propone un’analisi delle modalità con le quali si esplica il gioco intertestuale nei versi di Avito di Vienne mettendo in luce quali funzioni il poeta deleghi, di volta in volta, all’intertesto. Ci si soffermerà innanzitutto sul proemio del secondo libro, a partire dal quale verranno presentati alcuni passi ('carm'. 1,14-34; 193- 223) dove il ricorso agli intertesti non ha solo funzione esornativa, ma anche strutturante e di raccordo tra i diversi 'tableaux' narrativi. Seguirà quindi l’analisi di 'carm'. 2,1-2 che permette sia di delineare il ‘dialogo’ intrattenuto da Avito con il suo 'auctor' d’elezione: Prudenzio, sia di evidenziare come l’intertesto costituisca talvolta una chiave di interpretazione degli eventi esposti. Nella parte conclusiva si proporrà invece qualche riflessione in merito a 'carm'. 5,721 e sulla lettera-prologo di 'carm'. 6, seguendo gli indizi lessicali che consentono di ricondurre il testo e la poetica di Avito all’esempio sidoniano.