A partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento il regno d’Italia si attrezzò per dotarsi di infrastrutture e per competere con le grandi potenze europee favorendo la nascita di un’industria bellica caratterizzata dalla produzione siderurgica sostenuta da commesse statali. Accettando un pesante intervento dello Stato l’industria conseguì poi nel 1915-1918 risultati paragonabili a quelle degli altri belligeranti. Con il fascismo e nonostante un’apparente pianificazione della «mobilitazione civile», la preminenza degli interessi industriali si riflesse nella povertà quantitativa e qualitativa degli armamenti che equipaggiarono le forze armate italiane.