Opzioni
Abstract
La parola “crescita” è sulla bocca di tutti, è come se il Club di Roma non fosse mai esistito e come se non avesse parlato un tempo dei limiti della crescita. Comunque questo vuol dire qualcosa d’altro, e cioè che siamo in una fase piena di ripensamento di cosa è la ricchezza, del valore nella società, del valore economico. L’economia, come oggi la conosciamo, è stata in un certo senso fondata da Adam Smith, che nel 1776 ha pubblicato il libro intitolato “La ricchezza delle nazioni” (Smith 2010). Alla base della nascita dell’economia moderna c’è questo bisogno di esprimere una pulsione etica. Adam Smith ha creato l’economia. Forse Aurelio Peccei è stato un altro Adam Smith. Adam Smith osservava il pieno sviluppo di quello che poi si sarebbe chiamata “la società industriale manufatturiera”. Infatti, nelle prime pagine del suo libro, descrive come si fabbrica un ago. Dice che è necessaria la materia prima, il ferro, poi che il materiale sia sottoposto a diversi trattamenti, fino ad arrivare alla fabbricazione dell’ago. Per questo processo di fabbricazione sono necessarie 17 diverse fasi di lavorazione, una diversa dall’altra, fino ad arrivare al prodotto finale. Era una missione, dunque, etica, e una realtà che lui è stato capace di analizzare ed estrapolare sostanzialmente dicendo che agendo in una certa maniera, era possibile fabbricare tante attrezzature, come ad esempio i telai per la tessitura, le macchine per costruire i fili che a loro volta avrebbero costituito i tessuti, ecc. Nel rapporto del 1980 del Club di Roma, scritto dall’autore di questo articolo, intitolato “Dialogo sulla ricchezza ed il benessere”, una delle cose più importanti, è che è necessaria una sintesi fra economia ed ecologia. L’economia e le teorie economiche che oggi si utilizzano non sono il risultato di un’analisi dell’attività economica, cioè di come utilizzare le risorse. L’economia non è mai stata perfetta, ma si occupava di quelle cose che si possono chiamare “priorità”. La grande differenza fra i tempi di Adam Smith del 1776 e il 2008 è che le attività manufatturiere non sono più determinanti nella creazione di ricchezza. Siamo entrati in un periodo in cui è da mettere in discussione, da rimpiazzare, la nozione di valore su cui poi si basano anche i calcoli del cosiddetto prodotto interno lordo. Non è sufficiente affermare che qualcosa sia certa, affinché essa sia vera. Tuttalpiù possiamo dire: «C’è una certa probabilità che il problema sia definito in modo gestibile”, dal punto di vista manageriale. Non è la ricerca dell’incertezza o della certezza, è la gestione di un’incertezza legata alla vita, a quello che noi siamo, a come si costituisce il progresso. Futuribili, si è chiamato così su un’intuizione di tanti anni fa da parte di Bertrand de Jouvenel. Perché si è chiamato Futuribili? Perché non c’è un problema di un futuro determinista, ci sono delle alternative, e proprio perché c’è incertezza, c’è libertà. Non bisogna avere paura dell’incertezza della vostra vita. Le incertezze sono lo spazio che bisogna cercare di capire, ridurre e utilizzare per poter creare il futuro. Ogni volta che si fa un passo in avanti dal punto di vista tecnologico e dal punto di vista della conoscenza, accade quello che sosteneva Pascal. La gestione dei rischi, invece di diminuire, crea delle situazioni fondamentali di incertezza. Perciò si deve essere capaci: a) di accettare che quello che facciamo, le attività economiche in primo luogo, è basato sulla gestione dell’incertezza; b) di ridurre l’incertezza, si tratta di controllarla, si tratta di eliminarla, ma non si potrà mai eliminarla in maniera totale. La vita non è basata su questo. Tutta l’evoluzione è basata sugli adattamenti costanti nell’incertezza dell’ambiente che cambia addirittura le specie, forse addirittura noi in questo momento. L’economia, come pensava Adam Smith, è qualcosa di fondamentale per la società nel voler creare la ricchezza delle nazioni. Ciò è importante esplicitare perché, se non c’è ricchezza non si combatte la povertà. Poi c’è un problema di ingiustizia sociale e di distribuzione, trattato dall’autore, è l’aumento demografico. Nel 2050 sulla terra vi saranno nove miliardi di esseri umani, e ciò porta conseguenze sociali, per migrazioni, nuovi equilibri di età, rapporti fra società e classi sociali, ecc.