Attraverso l’intreccio tra letteratura e politica, il saggio evidenzia l’arduo sforzo delle scrittrici Argentina e latinoamericane che a partire dagli anni settanta del XX secolo cercano di attuare una revisione storica – nella sua dinamicità – della società in cui sono inserite. Spinte dalla propria preoccupazione e ribellione nei confronti di quanto le circonda, esse hanno il merito di avere infranto il pensiero patriarcale che considera la politica esclusivo dominio maschile e di avere osato criticare severamente tutti i sistemi dittatoriali. La tecnica usata è per lo più quella della destrutturazione di un consolidato sistema sociale, seguita dalla ricostruzione minuziosa di una realtà «totale», sia pure frammentaria, tanto da riprodurne i vari aspetti, a volte modificati dalla necessità di scrittura in cui è implicita la presenza e la scoperta del sé. Ne consegue che la finzione storica è talmente persuasiva da ingannare il lettore non più in grado di discerne fra verità e menzogna, tra storia personale e Storia ufficiale. Letteratura, dunque, come possibilità d’intervenire nel mondo, di far comprendere quanto accade nella realtà locale denunciando le barbarie politiche, ma esprimendo sentimenti universali, attraverso un linguaggio che pur riflettendo sfumature dei luoghi trattati, viene recepito da latitudini diverse.