L’articolo propone una lettura dell’itinerario intellettuale e politico di Giuseppe Ferrari attraverso un doppio registro che è quello della sua appartenenza alla cultura italiana e, contemporaneamente, a quella francese. Questa chiave interpretativa consente di valutare la fondatezza o meno delle critiche che i suoi contemporanei gli hanno rivolto per l’ostilità espressa verso l’azione del Piemonte durante il Risorgimento e contestualizza l’originalità del tentativo di fondere in un unico contesto le istanze politico-sociali, che gli provengono dai contatti sainsimoniani e proudhoniani, con la necessità di creare uno stato italiano che per lui può concepirsi solo come una federazione repubblicana.
