Nel clima di generale rinnovamento vissuto dalla musica per film negli anni Cinquanta-Sessanta, le figure di Pier Paolo Pasolini e Michelangelo Antonioni si pongono come luogo privilegiato per valutare gli scenari musicali del cinema italiano del secondo dopoguerra. Accomunati dalla ferma volontà di abbandonare le consuete e scontate tipologie, che relegavano il commento sonoro al facile bozzettismo folclorico, alle canzoni alla moda oppure alle magniloquenze sinfoniche, i due registi perseguendo strategie diverse mirano comunque ad attribuire alla musica, e ai rumori nel caso di Antonioni, delle funzioni molto importanti.