La Suprema Corte, con sentenza n. 4482/2016, torna a occuparsi degli atti di dotazione di un “trust” (autodichiarato), senza riuscire a rimediare allo sconquasso provocato dalle ordinanze che, nel 2015, hanno partorito dal nulla, senza che nessuno ci avesse mai pensato, una fantomatica “nuova” imposta sui vincoli di destinazione, autonoma e diversa rispetto a quella sulle successioni e donazioni. Anziché dare ascolto alle univoche critiche della dottrina, la Corte si è per ora trincerata sulle proprie posizioni, preferendo difendere una tesi palesemente illogica e insostenibile, che prima o poi dovrà essere abbandonata. Come peraltro hanno capito i giudici di merito, accortisi del “baratro” argomentativo in cui si è infilata la Suprema Corte, e giustamente non disposti a seguirla.