L’opera è stata donata all’ateneo dall’artista in occasione della mostra personale allestita presso la Sala degli Atti della Facoltà di Economia tra il novembre del 2010 e il marzo dell’anno successivo. L’esposizione, intitolata Frammenti, presentava una selezione di lavori dedicati da Lara Ušić a una propria personalissima visione del mondo, ricreata attraverso una campionatura di manifesti strappati dalle pareti: quei «lembi materici della pelle artificiale dei muri» che più di mezzo secolo fa Mimmo Rotella aveva nobilitato sino a farne elemento imprescindibile della propria poetica. Il processo creativo dell’artista non si limita però al décollage, ma compie un passo ulteriore ricreando con sabbia, cemento, reti e resine acriliche un contesto pittorico dove ospitare questi emblemi usurati della contemporaneità, sostanziandoli di fatto con materiali che fanno parte della sua stessa struttura. In sostanza Lara Ušić, attraversando la nostra stanca modernità, «ricompone stratificando, ricostruisce i frammenti della propria e altrui esistenza utilizzando materiali che fanno parte in altre formulazioni del normale processo di creazione della nostra civiltà urbana […] Una sorta di palingenesi della materia, una vera e propria “cosmogonia portatile”, direbbe Raymond Queneau, dove senza alcuna pretesa di universalità l’artista racconta per ‘frammenti’ la nostra storia recente e le sue lacerazioni» (M. De Grassi, Frammenti, pieghevole della mostra di Trieste, Sala degli atti della facoltà di Economia, 2 febbraio – 29 maggio 2010). Di una visionarietà antagonista parla invece Giovanni Leghissa: «contro a questa visione indifferenziata della frammentazione, il lavoro di Lara Ušić ci riporta verso un’altra dimensione, abitata dalla possibilità di testimoniare frammenti di storie perdute, significative perché pervase dall’intensità di un vissuto che parla di resistenza, di opposizione, di lotta. In maniera non dissimile dall’angelo della storia benjaminiano, si tratta qui di contemplare un passato che, conservatosi nella forma della traccia e della rovina, interroga il presente» (Tutto qui? Non così in fretta!, in Idealizmi in fragmenti – Idealismi e frammenti, catalogo della mostra di Sežana, Kosovelov dom 17 marzo – 18 aprile 2006, Sežana, Kosovelov dom Sežana, 2006, s.n.). Questo processo di composizione trova nell’opera in esame un momento di particolare felicità compositiva, soprattutto dal punto di vista cromatico e soprattutto nell’evocazione, forse involontaria, di un tricolore italiano listato a lutto che sembra lottare con le tessiture materiche predisposte dall’artista che interagisce con il proprio vocabolario artistico con una sottile e rabbiosa ironia. Una riscrittura dove la componente dominante è ovviamente quella dettata dal gusto personale, ma capace di donare allo spettatore piccole ed evocative finestre sul mondo.