Il futuro dell’Europa è indubbiamente legato alle vicende dell’Unione Europea e al patrimonio giuridico di cui essa è in qualche modo l’erede. Inevitabilmente l’avvento delle innovazioni tecnologiche è fonte di ulteriori pressioni poiché rispetto ad esse si pone la necessità di compiere scelte politiche che hanno un profondo radicamento etico e notevoli conseguenze a lungo termine.
Stiamo assistendo ad un periodo di notevole cambiamento nel quadro normativo dell’Unione Europea che riguarda la disciplina delle ITC. Nell’aprile 2018, quasi in contemporanea, sono state pubblicate due Comunicazioni della Commissione al Parlamento Europeo che riguardano la disinformazione (COM(2018)237) e l’intelligenza artificiale (COM(2018)236): accanto alla crescente preoccupazione per la vulnerabilità della comunità politica rispetto alle manipolazioni dell’opinione pubblica, soprattutto in vista delle elezioni del Parlamento Europeo del 2019 e in considerazione della sempre maggiore influenza dei social media, vi è la forte determinazione ad attribuire all’intelligenza artificiale un ruolo “trasformativo” della società.
Da una considerazione unitaria dei documenti, per un verso sembra esservi la sfiducia nei confronti dell’“intelligenza naturale” dell’uomo, come disorientata nel contesto informativo tanto da perdere la capacità di distinguere finzione e realtà, e per altro verso l’esaltazione dell’“intelligenza artificiale”.
In questo contributo si pone il problema di comprendere, alla luce dei due documenti menzionati, quale sia la nozione di giuridicità che si prospetta per il futuro dell’Europa, ed in particolare in che termini essa rimanga ancora legata all’“intelligenza naturale” o possa essere condizionata dall’“intelligenza artificiale” oppure se si possa prospettare una sintesi tra gli estremi e sia possibile – in tal caso, a quali condizioni? – individuare e percorrere una via intermedia.