Le schematizzazioni formali oggi in voga negli studi sul melodramma del primo Ottocento distinguono fra i numeri a più voci, di solito quadripartiti (Tempo d’attacco, Adagio, Tempo di mezzo, Cabaletta) e l’aria, di solito tripartita (Adagio, Tempo di mezzo, Cabaletta). Tale classificazione ignora l’esistenza delle arie in quattro tempi, piuttosto diffuse nelle opere di Rossini e contemporanei. Quanto al carattere musicale, il primo tempo dell’aria quadripartita è, di solito, un Tempo d’attacco, analogo a quello dei numeri a più voci. In luogo del confronto / scontro fra i personaggi, nelle arie trova spazio l’intonazione d’un affetto veemente, che contrasta con l’Adagio sentimentale successivo. È una formula drammatico-musicale, prefigurata già nel libretto, che pare riscontrarsi esclusivamente in situazioni “serie”, e che sembra impiegata in prevalenza per determinati tipi di cantanti: tra le voci maschili, il tenore «baritonale di forza». La presenza dell’aria in quattro tempi si dirada intorno alla metà del secolo; ma ci sono, tuttavia, arie quadripartite nella Forza del destino e nel Don Carlo. Si fa infine una riflessione sulla natura del Tempo d’attacco, che non è sempre un tempo cinetico, ovvero un tempo di preparazione all’oasi lirica dell’Adagio: nel Tempo d’attacco può esserci il libero sfogo del sentimento, proprio come nell’Adagio e nella Cabaletta. Questa considerazione è valida per le arie in quattro tempi, ma, talvolta, anche per i duetti.