Nel periodo compreso tra il 1928 e il 1932, con un ritardo di oltre vent’anni sul resto d’Europa, viene istituita e resa operativa a Roma la Discoteca di Stato: si tratta del primo archivio sonoro a sorgere in un’Italia da poco entrata sotto l’egida fascista, anche sulla spinta di iniziative inaugurate già negli anni precedenti coinvolgendo linguisti, fisiologi e studiosi delle culture orali da una parte e protagonisti della prima industria discografica dall’altra. Il volume ripercorre le vicissitudini e le istanze culturali che portarono alla fondazione dell’istituto e, contestualmente, riflette sull’istituzionalizzazione delle tecnologie i mezzi d’archivio. Analizzando un’ampia base documentale attraverso gli strumenti mutuati dalla letteratura scientifica internazionale - in particolare dai Sound Studies e della Teoria dei Media – si proporrà un quadro storico-epistemologico della fonografia e dei diversi modi cui ha assolto il suo ruolo da “tecnica culturale” per l’inscrizione dei suoni.