Il Monumento è termine lontano e desueto. L’obiettivo della ricerca avviata nei laboratori Re-cycle, illuminando i prodotti delle disgregazioni contemporanee, persegue la volontà di ri-destare la Meraviglia come sostanza prima del Neo-monumento. Le due condizioni antitetiche, gli scarti e l’incertezza vs monumento e meraviglia, divengono pertanto normali o iniziali per la verifica di strategie progettuali o processi (ri)generativi colti tra la spettacolarizzazione delle previsioni di Guy Debord e l’efficacia del dislocamento delle proiezioni dei “Generators” di Cedric Price.
Un caso studio doppio, dove scale d’intervento opposte, quella minuta di Muggia, primo comune litorale adriatico italiano, e dall’altra parte del golfo di Trieste la città navale di Monfalcone, propongono una visione eccezionale del dubbio tra il compiacimento di dispositivi balneari e paesaggistici e l’instabilità della bigness di aree industriali ciclicamente in dismissione e rilancio.
Progetti e mappe, strumenti che articolano i temi dei corsi e laboratori condotti nei tre anni della ricerca Re-Cycle, hanno fatto emergere quattro aspetti principali attraverso cui passa il rilancio progettuale e programmatico del litorale immaginato. Il primo è quello dell’infrastruttura, la struttura osteologia primaria che si sviluppa fra terra e acqua. Il secondo è lo sviluppo esasperato del tessuto urbano volto ad assecondare l’andamento costiero. Il terzo, qui centrale, si riferisce agli spazi del lavoro intesi come grandi fabbriche industriali e sociali per lo più ora diventate rovine di un’economia navale prima in trasformazione, poi in abbandono e di nuovo di cocente attualità. Questo fenomeno, definito dai repentini cicli di espansione e contrazione economica, ha segnato fortemente il paesaggio e necessita un approccio progettuale quanto mai urgente nel re-cycling ovvero up-cycling di paesaggi frantumati. Infine, correlato, i luoghi incerti delle trasformazioni antropiche del paesaggio stesso, inaspettatamente colonizzati da una natura ri-adattata: paradossalmente, una resilienza naturale che “anticipa l’impossibile” (C.Price), ritmi biologici estensivi, modelli analogici per le neo eterotopie degli spazi (altri?) della città contemporanea.