Contesti e accezioni di ‘montagna’ variano lungo l’arco alpino, a seconda della configurazione di sistemi insediativi e paesaggistico-ambientali, assetti socio-economici, interazioni e conflitti tra modi di abitare e memorie dei luoghi. Per cogliere tali specificità occorre poi estendere il campo di osservazione a contesti più ampi, a forme di mobilità e usi allargati, sbilanciamenti territoriali che diversamente si manifestano a seconda degli ambiti regionali e interregionali su cui si concentra l’attenzione
Da diversi anni, all’Università di Trieste, stiamo lavorando su questi temi attraverso esperienze di ‘ricerca e didattica per l’azione’, condotte in sinergia con alcuni stakeholder locali e con i Laboratori di progettazione urbanistica del Corso di studi in Architettura. Il focus è su territori dell’arco montano e pedemontano del Friuli-Venezia Giulia. In questa regione sono assenti città metropolitane istituzionalmente intese; a parte i capoluoghi e poche conurbazioni di medie dimensioni, piccoli e piccolissimi centri punteggiano sia gli ambiti costieri, di pianura e pedecollinari, sia quelli montani. Le relazioni tra nuclei urbani, i pendolarismi casa-scuola-lavoro si allargano sul territorio, in rapporto a una dislocazione di dotazioni e servizi polarizzata nelle fasce pedecollinare e di pianura.
Se in larga parte della regione gli spazi dell’abitare tendono a strutturarsi in forme disperse, il rapporto urbano-montano qui si traduce in un tipo peculiare di urbanità. Abbiamo scelto di indagarlo puntando l’attenzione sulle ‘terre di mezzo’ poste sui confini e nelle valli delle aree interne del Friuli Venezia Giulia: le colline carniche, la conca di Tolmezzo, la Val Resia, il Tarvisiano, il Cividalese. Territori i cui piccoli centri costituiscono il riferimento di sistemi insediativi più rarefatti, dislocati lungo le vallate secondarie e sui crinali.