Il presente articolo affronta il tema del linguaggio non discriminatorio individuando nel principio di
eguaglianza nella sua versione antisubordinazione la fonte che legittima le regole relative all’uso di un
linguaggio non sessista. Dopo una premessa introduttiva volta a segnalare l’androcentrismo insito nelle
espressioni lessicali, si sottolineano i caratteri del costituzionalismo occidentale, teso alla crescente estensione
di garanzie alle donne fino all’elaborazione del concetto di gender mainstreaming (§ 2), e si illustrano i
significati del principio di eguaglianza nella prospettiva antisubordinazione (§ 3). Indi, nel § 4, il contributo si
sofferma sulle problematiche delle traduzioni giuridiche, evidenziando come trasposizioni imprecise possano
stravolgere un impianto costituzionale gender sensitive, che assegna chiaro rilievo al genere femminile.