Nel 1485-86 i baroni del regno aragonese di Napoli ordirono una congiura nei confronti di re Ferrante I d'Aragona. I dispacci degli oratori residenti a Napoli hanno permesso di ricostruire la vicenda e correggere una storiografia condizionata dai lavori di Porzio. Ferrante, abile dissimulatore, giocò coi suoi baroni ribelli: mentre loro tramavano un colpo di stato, egli tesseva una fitta tela in cui farli cadere. Ma non furono tutti uccisi e massacrati. Alcuni morirono in carcere (probabilmente di vecchiaia); altri subirono una sorta di esilio dorato e altri ancora, la maggior parte, furono rimessi in libertà poco per volta. Nel saggio si spiegano i particolari della vicenda, i legami di parentela dei baroni tra loro e con la corte e i motivi del differente atteggiamento di Ferrante nei loro confronti.