Ragionare sulla configurazione geografico-politica degli assetti globali, in un’epoca contraddistinta dal fenomeno della globalizzazione, significa anche riflettere su come tali assetti possano essere rappresentati. Se da una parte stiamo vivendo – secondo diversi autori, afferenti a discipline diverse – un periodo contraddistinto dall’incertezza nella società, nelle dinamiche economico-finanziarie, nelle questioni migratorie, etc., appare di un qualche interesse per i geografi domandarsi se tale incertezza caratterizzi anche le questioni geografiche e, più nello specifico, quelle geografico-politiche. E se tale esercizio può avere un valenza da un punto di vista teoricoconcettuale, la domanda può essere trasferita al campo raffigurativo della geografia, la rappresentazione cartografica. Più nello specifico, l’articolo pone una questione e con essa diverse altre: valgono ancora i modelli cartografici “canonici” per proporre una lettura del mondo in un contesto apparentemente pervaso dall’incertezza, ravvisabile fin dai primordi della modernità? Come può essere efficacemente raffigurato il contesto mondiale nella sua essenza sistemica oggi profondamente mutevole e, per l’appunto, incerta?