Utilizzando anche fonti archivistiche e letteratura grigia, il saggio documenta la progressiva formazione di un cospicuo patrimonio di stabilimenti industriali, impianti e attrezzature, di cui si dotarono nel primo dopoguerra gli essiccatoi cooperativi friulani per espletare al meglio la loro attività istituzionale. A tale scopo essi effettuarono notevoli investimenti, facendo ricorso a prestiti bancari, poi rimborsati con trattenute fatte ai soci conferenti sul saldo dei bozzoli. I crescenti ammassi sociali indussero gli essiccatoi cooperativi a potenziare, nel corso degli anni '20, i macchinari e ad ampliare i locali necessari per la lavorazione dei bozzoli, la loro cernita, il magazzinaggio. Si privilegò, in generale, l'acquisto delle attrezzature più moderne ed efficienti, atte a ridurre i tempi e i costi di produzione, salvaguardando nel contempo la qualità del prodotto da immettere sul mercato.