Terminata la Prima guerra mondiale si estese al Trentino la legislazione sulla tutela artistica vigente nel Regno d'Italia, dopo la presenza per oltre sessant'anni della Zentral Kommission. Nei decenni seguenti si susseguirono quatto soprintendenti, fino a quando, nel 1973, la Provincia autonoma di Trento venne investita delle competenze in materia di beni culturali. Considerando quel cinquantennio di tutela statale, la ricerca si propone di ricostruire l'attività degli operatori impegnati nel restauro, registrando in particolar modo gli interventi condotti su beni storico-artistici di proprietà pubblica o ecclesiastica diffusi sul territorio, quali soprattutto affreschi, dipinti e manufatti lignei. Fondamentale è stato lo studio dei documenti conservati presso l'Archivio Storico della Soprintendenza per i beni culturali di Trento, messi a confronto con quanto custodito nel fondo Direzione generale antichità e belle arti del Ministero della Pubblica Istruzione (Archivio centrale dello Stato di Roma) e in altri archivi, nonché lesame della bibliografia storico artistica e di quanto emerso da recenti restauri. Ponendo largomento in relazione alle dinamiche centrali e legandolo strettamente a quella molteplicità di fattori che influirono sulle vicende conservative delle opere - come le distruzioni belliche, il carattere stesso dei manufatti, i condizionamenti pratici, i diversi attori coinvolti, nonché i valori simbolici e identitari - vengono approfonditi gli interventi ritenuti più interessanti per la loro rilevanza nelle biografie trattate, le opere coinvolte, le metodologie operative impiegate e la documentazione rinvenuta, restituendo la nozione di restauro che veniva adottata.