A partire da alcune opere figurative e letterarie che hanno impiegato il meccanismo narrativo dell’ambientazione nel futuro prodotte in epoca napoleonica sui due lati della Manica, questo saggio argomenta come la guerra immaginaria sia un osservatorio privilegiato sulle inquietudini legate al conflitto armato che hanno percorso la cultura europea tardo moderna e contemporanea. Su questo sfondo, il volo umano grazie a dispositivi aerostatici si presta a esemplificare il rapporto che la narrazione protofantascientifica ha sviluppato con la tecnologia come veicolo di straniamento cognitivo e fonte di un senso del meraviglioso. Sulla base di questa ipotesi interpretativa, questo contributo ricostruisce sinteticamente la fortuna dell’aerostato impiegato per scopi militari nell’immaginario proto-fantascientifico tra la fine del Settecento e l’Ottocento. Alcuni cenni sono riservati alla perdurante fortuna di questo tropo fino agli anni Duemila, al suo uso emblematico di un rapporto di fascinazione e sovversione verso il passato e verso una concezione lineare del tempo storico intrattenuto da narrazioni e creazioni artistiche neovittoriane e neoedoardiane.