Il giudizio di Leopardi su Petrarca cambia radicalmente dopo il lavoro d’interpretazione delle Rime (novembre 1825 – ottobre 1826): da auctoritas della poesia, Petrarca diventa poeta dalla fama immeritata: «io non trovo in lui se non pochissime, ma veramente pochissime bellezze poetiche». Per ripercorrere la trasformazione dell’opinione leopardiana su Petrarca si sono letti e incrociati i riferimenti espliciti alla poesia dell’aretino che Leopardi dissemina nei saggi, nello Zibaldone di Pensieri, e nell’epistolario. I motivi che si ritiene abbiano più influito sulla variazione del giudizio sono essenzialmente due: il consolidarsi in Leopardi di una propria poetica che determina il lento distacco dai modelli fondanti dai quali aveva preso le mosse; lo studio interpretativo per l’edizione divulgativa delle Rime che sottrae al recanatese le illusioni dilettevoli create dall’aver vissuto quella poesia nell’intimità del proprio sentire.