Per secoli fu chiaro come il principale strumento per garantire l’esi- stenza stessa dello stato veneziano fosse il controllo e la gestione delle acque, in primo luogo quelle della laguna di Venezia. Una gestione del- le acque non dispotica, burocratica e conservatrice, in cui l’acqua era riconosciuta come bene pubblico supremo. Allo stesso tempo, l’intrec- cio di ingenti interessi pubblici e privati insistenti sull’area lagunare portò a non delimitare in modo inequivocabile i confini della laguna stessa.
I cippi che definiscono la conterminazione lagunare1 – che giuri- dicamente individua l’area sotto il controllo del Magistrato alle Ac- que – hanno oggi perso rilevanza politica in termini nazionali. Alcuni sono stati rimossi, altri trasferiti, altri brutalmente sopraffatti dalle in- frastrutture contemporanee come ponti e terrapieni delle linee ferro- viarie. Se i cippi nel loro insieme sottendono una linea continua e la logica che soggiace il loro posizionamento è quella di definire un con- fine che racchiude una superficie, la selezione di alcuni cippi e progetti a essi geograficamente legati risponde all’individuazione di una costel- lazione di tematiche. Attorno a essi si collocano progetti, realizzati o rimasti sulla carta, antecedenti o successivi alla deposizione dei cippi stessi, cruciali per comprendere le traiettorie di modificazione dei bor- di della laguna, e più in generale di Venezia stessa. È infatti attorno allo spazio della conterminazione che si coagulano più che altrove ipotesi, progetti e idee di laguna che oggi ci appaiono utili per immaginare il possibile futuro di un ecosistema che la Serenissima ha considerato e voluto mantenere eterno ed è oggi seriamente minacciato.