Il ritorno alla terra come fenomeno sociale va anzitutto distinto fra il movimento che
avviene all’interno della biografia di un individuo e quello che avviene nella sua famiglia.
Come per gli emigrati, un eventuale ritorno alla terra di origine può infatti riguardare
l’emigrato stesso, i suoi figli (seconda generazione) o nipoti (terza generazione
e oltre). In un paese in cui ancora nel secondo dopoguerra il 50% della popolazione
attiva era occupata in agricoltura, le possibilità di ritorno di una seconda o terza generazione
non sono così remote. Un’ulteriore distinzione riguarda il ritorno a risiedere
in aree rurali con o senza l’avvio di un lavoro nel primario, sia esso l’agricoltura, l’allevamento
o l’attività forestale. Mentre la prima distinzione ci pone di fronte ad un
fenomeno che, almeno in Italia, è numericamente contenuto - si tratta per lo più di
attività agrituristico-ricreative - la seconda invece implica lo spostamento di considerevoli
masse di persone, a causa degli effetti stessi dell’urbanizzazione.