Le migrazioni internazionali pongono due ordini di problemi sul tema dei diritti umani: uno legato alla mancanza di tutele al di fuori dei confini dello stato-nazionale di appartenenza, che rende di fatto i richiedenti asilo 'apolidi' senza diritti nella fase liminale di attraversamento e fuga verso la protezione internazionale (nuda vita). Il secondo riguarda la possibilità di esercitare i propri diritti da parte di migranti insediati nella vita sociale senza subire forme di discriminazione negativa. L'articolo analizza l'uso di 'community mapping' come strumento di ricerca-azione sperimentato nelle aree transfrontaliere per attivare percorsi di cittadinanza attiva in contesti scolastici eterogenei con presenza di migranti. I processi di mappatura territoriale, oltre a raccogliere dati, visioni e percezioni dello spazio comune, hanno stimolato la costruzione di un senso di appartenenza alla comunità del presente, responsabilizzando ed educando ad un patrimonio culturale partecipato che si basa su pratiche e rappresentazioni condivise.