«Autoimmunità» non è una specie di passe-partout per aprirsi la strada attraverso ambiti tra loro eterogenei e ridurli a una sorta di estrinseca omologazione; è bensì l’indicatore di ciò che non cessa di affermarsi in quanto vivente: una vulnerabilità al cuore di ogni istanza vitale, sociale, politica, una vulnerabilità che non costituisce un tratto negativo opposto al vivente ma che è – secondo il paradosso di fronte a cui un pensiero logicamente articolato non può non arrestarsi – proprio la sua più intima e positiva risorsa.