L’intento di questo contributo è di illustrare l’ampio potenziale di studio offerto dalla pittura murale frammentaria, una classe di materiale archeologico che solo di recente ha suscitato l’interesse della comunità scientifica. A metà tra elemento figurativo e reperto archeologico, il frammento d’intonaco permette d’interrogarsi su questioni che superano la sola storia dell’arte, come l’operato delle botteghe, la ricostruzione di elementi architettonici ormai perduti e, non ultimo, il riutilizzo dei rifiuti in antico. Un buon motivo per trattare di questi argomenti è stata la recente pubblicazione del libro Remployer, recycler, restaurer. Les autres vies des enduits peints, edito da Mathilde Carrive (Carrive [ed.] 2017), del quale questo articolo costituisce una discussione critica.