Il marito di Elena, romanzo poco conosciuto e, secondo il parere dello stesso Verga, non pienamente riuscito, pone nondimeno il lettore dinanzi a questioni che interessano lo sviluppo della poetica dell’autore. La recente edizione critica (Puliafito, 2019) offre l’occasione per ritornare sul testo da una prospettiva attenta alle tensioni che animano la narrazione. Quella che si propone è dunque una lettura narratologica che aiuti a cogliere la contraddittorietà e talvolta l’incoerenza di passaggi in cui il narratore analizza le psicologie dei personaggi. La presenza di differenti focalizzazioni e dispositivi narrativi, dalla “psycho-narration” al “quoted monologue”, invitano a ripensare l’opera come uno stadio in divenire della scrittura verghiana piuttosto che una involuzione rispetto allo sperimentalismo precedente. Intercettando nel contenuto e nella forma le dinamiche del profondo, Il marito di Elena si situa infatti in prossimità della ‘svolta interiore’ del secondo Ottocento.
