Il contributo si divide in due parti. Nella prima è presa in esame l’affermazione di un’articolazione sempre più ricca del sistema delle imposte dirette nel centro-nord della penisola italiana a partire dalla seconda metà del XIII secolo, fenomeno che potrebbe essere dovuta in particolare alla circolazione di alcuni ufficiali chiamati ad operare da un luogo all'altro, e la comunicazione di esperienze economiche in Italia quali ad esempio la ristrutturazione delle finanze comunali sulla base di estimi, che non è facile da dimostrare su basi empiriche. In particolare è oggetto d'indagine la diffusione del debito pubblico, che si costituì sia in prestiti forzosi sia in prestiti volontari, a Genova, Venezia, Firenze, Treviso e Bergamo. Il sistema di comunicazione è inserito nel quadro delle esperienze europee, quali quelle in Catalogna e in Aragona. La seconda parte è dedicata alla circolazione di informazioni e alla trasmissione di conoscenze tra mercanti. Viene approfondita lo strumento più utilizzato della comunicazione tra i mercanti e gli altri operatori economici: la missiva. Le lettere contenevano sia disposizioni economiche sia notizie non strettamente finanziarie ed erano scritte secondo formule standardizzate. Nella corrispondenza tra i mercanti era dato largo spazio a tutte quelle notizie che permettevano di orientare al meglio le scelte commerciali. Vengono poi prese in esame le forme di comunicazione usate nei contratti e i registri che ciascun mercante o compagnia mercantile era solito redigere tra il XIV e il XV secolo, compresi i memoriali e i manuali di mercatura.