La comunicazione della scienza può favorire l’inclusione sociale di gruppi ai margini? Questa la domanda, ampia e complessa, dalla quale ha preso avvio il lavoro di questa tesi. Il tema dell’inclusione sociale è di grande attualità all’interno del mondo della ricerca in comunicazione della scienza, basti pensare che nel 2014 proprio a tale tematica è stata dedicata la conferenza annuale dell’International Network for Public Communication of Science and Technology (PCST).
La scienza è un mondo tuttora esclusivo, a cui molte e molti, per vari motivi (sociali, economici, geografici, di identità ecc.) non hanno possibilità di accedere. Possiamo contribuire a eliminare le barriere, almeno alcune, che impediscono l’accesso alla scienza e all’educazione superiore ad ampi gruppi sociali considerati svantaggiati? Possono attività di public engagement della scienza contribuire positivamente?
All’interno di un contesto così vasto, la ricerca è stata focalizzata su alcuni aspetti specifici, in particolare sugli ostacoli all’accesso e alla fruizione che impediscono alle attività di comunicazione della scienza in generale e, nel caso specifico di bambini e ragazzi, di essere veramente inclusive. Inoltre, grazie al caso di studio, ci si è interrogati se tali attività possano trasformarsi da fonte di esclusione a mezzo per favorire l’empowerment e l’inclusione di gruppi ai margini.