Il presente lavoro si inquadra in una ricerca condotta dal Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine sulla produzione e il mercato dei falsi; il caso oggetto di studio è uno strumentario chirurgico pseudo-antico da una collezione privata vicentina, del quale si approfondisce l’analisi stilistica grazie al contributo degli esami effettuati nel laboratorio della Soprintendenza Archeologia del Veneto. Ciò costituisce la premessa per indagare i motivi ispiratori e gli obiettivi di tale produzione, nel tentativo di individuarne produttori e destinatari. L’ipotesi sottesa alla ricerca è che l’altissimo grado di verosimiglianza, ottenuto nella realizzazione del falso sia attribuibile al fatto che sia stato prodotto in un arco di tempo ben determinato, per un ambiente di collezionisti e studiosi, a scopo eminentemente scientifico. Per ulteriori conferme viene contestualmente analizzato il contenitore nel quale gli strumenti sono stati conservati: una miniatura laccata proveniente dalla Russia di inizio Novecento, produzione di un certo pregio artistico, piuttosto famosa e diffusa in tutta Europa e soprattutto nei paesi dell’ex blocco sovietico. La produzione del cofanetto, il suo allestimento per gli strumenti, la storia del suo arrivo nella collezione Rossi, sembrano riconducibili per molti dettagli al periodo storico e all’ambiente del collezionismo antiquario e scientifico per il quale potrebbero essere stati prodotti gli strumenti.