Nel 2014 il governo cinese ha annunciato l’istituzione di un programma nazionale di credito sociale. L’iniziativa è sovente descritta in Occidente come uno strumento tecnologiamente avanzato di controllo autocratico attraverso la misurazione delle persone. Scopo del presente contributo è dimostrare come una simile descrizione trovi fondamento in, e dia adito a, incomprensioni e pregiudizi rispetto al sistema giuridico cinese, esprimendo e perpetuando una visione ‘orientalistica’ di quest’ultimo.
A questo fine, l’articolo si centra sulla regolazione dei programmi pilota di credito sociale attivi nelle ventotto città designate nel 2017 e nel 2019 come ‘modello’ dallo stesso governo cinese. L’analisi comparata di tali programmi dimostrerà come le città modello, almeno per il momento, evitino di ricorrere a punteggi sociali, facciano uso di tecnologie low-tech e di natura descrittiva, prevedano sanzioni limitate e, soprattutto, abbiano adottato un quadro giuridico relativamente trasparente e attento ai diritti dei soggetti valutati, specie per quanto concerne il trattamento, la circolazione e la pubblicazione dei dati. Il quadro che ne risulta invita alla cautela nel giudicare il programma cinese di credito sociale, specie alla luce delle numerose forme di quantificazione delle performances e di misurazione delle persone il cui impiego è diffuso in Occidente.