Amsterdam: Bakker, 1981.
Con Le città invisibili ltalo Calvino ha scritto "un
resoconto di viaggi attraverso città che non trovano
posto in nessun atlante" e di cui "non si sa a quale
passato o presente o futuro appartengano" (copertina).
Nonostante questa ambientazione fantastica, si
possono cogliere continuamente allusioni a città reali
del passato e del presente (cfr. de Meijer 1984: 759-
847).
E' questo delicato equilibrio tra finzione e realtà, tra
moderno e antico, questo alternarsi di estraniamento e
identificazione storico-geografica, che costituisce la
base sulla quale organizzare la traduzione de Le città
invisibili.
Mi sembra che la traduzione neerlandese de Le città
invisibili abbia alterato questo equilibrio, che essa
propenda per l'estraniamento, riducendo sensibilmente
le possibilità per il lettore neerlandese di identificare
situazioni storiche e geografiche reali.